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La Cava del Rinascimento

08Apr

Postato da:

redazione

“Cava de’ Tirreni è l’unica Città del Sud ad avere un grande Borgo Porticato... è una delle rare città in cui la periferia è più antica del Centro... nel suo territorio, magnifica vallata sospesa tra i monti e il mare in uno scenario che parla e canta da solo, è possibile trovare tracce vive di millecinquecento anni di storia...”.

Basterebbero già queste affermazioni, caro passeggero, per non fare il turista del guarda e passa nell’attraversare la Valle Metelliana. Ma noi rilanciamo, presentandoti una delle radici profonde dell’orgoglio cittadino: lo splendore della Cava rinascimentale, tuttora rievocato in numerose manifestazioni estive.

La dialettica della nostra storia sta tutta nell’elastico tra Borgo e casali. I villaggetti sparsi sulle colline, intorno a Chiese ricche d’arte e di storia, sono il luogo in cui venivano prodotti tessuti, vestiti e corde, che avevano grande mercato in tutto il Mediterraneo. Le arcate armoniose dei portici, le facciate a due piani, accarezzate da colori tenui e discreti, gli spettacolari cortili e giardini interni, sono il segno di quella intelligente operazione di marketing che portò nel XV secolo a costruire nel fondovalle una strada ed un Borgo per favorire esposizione e vendita delle merci. Nei palazzi spesso si produceva, sotto i portici si esponeva. Casa e bottega, e tanta ricchezza montante.

Quest’attività, che era l’anima della vita cittadina, fu favorita da un vantaggio strutturale. Cava era riconosciuta come Città demaniale, cioè dipendente direttamente dal Re di Spagna. Grande privilegio, non dover essere spremuti da un feudatario più o meno avido. Il privilegio fu ingigantito da quello che assegnò Re Ferrante ai cavesi dopo l’aiuto militare contro i Francesi ottenuto nel 1460 (Battaglia di Sarno): commerciare senza pagare le dogane interne e quindi stabilire prezzi altamente concorrenziali.  

Emerge qui lo spirito delle manifestazioni che animano la Settimana Rinascimentale di luglio (quest’anno in programma dal 26 giugno al 6 luglio). Le nozze di Florinella rievocano, attraverso spunti documentali, l’abbondanza di un matrimonio di fine XV secolo, con le sfumature di contratti ricchi di proprietà ed il colore di vestiti di tessuto buono, indici che a Cava vivere bene si poteva. Grazie soprattutto al commercio ed al suo “PIL” in continua espansione.

La Disfida dei Trombonieri, nata circa quarant’anni fa per ideazione di un grande folklorman come Luca Barba, è una figlia ideale di questa storia. Innanzitutto rievoca la tradizione guerriera dei Cavesi, che sapevano all’occorrenza anche scendere in armi per il loro Re. L’utilizzo dell’archibugio richiama un’arma rinascimentale che, se pure non è stata usata nella Battaglia di Sarno, fu in seguito dotazione dell’“esercito civico” cavese, tanto che il cosiddetto pistone veniva trasmesso di padre in figlio. Ed ancora oggi chi, possedendolo, lo espone e lo porta in sfilata mostra tutto l’orgoglio della sua identità e della sua “cavesità”. Ma soprattutto, caro turista, la Disfida è uno spettacolo puro: il primo giorno per l’emozionante sfilata in costume per le vie del Borgo antico, tra un rullare di tamburi ed uno squillare di trombe che toccano il cuore, il secondo giorno per lo scontro tra le squadre che, rievocando la rivalità delle vecchie divisioni in Casali, si sfidano a chi riesce a produrre la raffica più rapida e proporzionata nei tempi. Non è facile, sai, sparare bene un pistone... e fare cilecca è un disonore che ti marchia negli anni...

Nella Settimana Rinascimentale non sentirai solo squilli matrimoniali o rimbombi di archibugi, ma potrai anche gustare i cibi dell’epoca, applaudire partite di scacchi in costume, le quintane dei cavalieri o le spettacolari acrobazie degli Sbandieratori. Gruppi anche questi nati in epoca moderna, ma con richiami antichi all’abilità guerriera ed all’amore “cavoto” per la bandiera, che fosse quella de La Cava autonoma o quella del Re che garantiva la protezione politica.

I nostri Sbandieratori in pochi anni non solo sono arrivati ai vertici nei campionati nazionali, ma hanno anche avuto l’onore di rappresentare il Paese in manifestazioni come i Campionati del Mondo di Calcio, EXPO internazionali, il Columbus Day, etc.. Vederli giocare con le bandiere è un piacere tutto da gustare.

Così come è un piacere godersi gli addobbi storicizzati dei cortili del Borgo, ascoltare i loro silenzi ricchi di storia. Ed è un piacere andarsi a rileggere i testi letterari delle Farse cavajole, un genere di commedia rinascimentale che prendeva in giro le esibizioni rampanti della società cavese in crescita (e non a caso sembra siano state scritte in gran parte da un salernitano, esponente di una rivale storica di Cava). Ed è un piacere godersi gli itinerari per le colline, scoprendo storia, storie e scenari di piena ed assoluta suggestione. Ed è un piacere abbandonarsi allo shopping in quel Borgo che è un Centro Commerciale a cielo aperto e poi la sera godersi il relax di una movida prestigiosa.

Visto quante volte stiamo nominando la parola piacere, caro turista immaginario o reale che tu sia? Per noi cavesi Cava è un piacere abituale. Per te, si aggiungerebbe quello della scoperta. E allora, cosa aspetti? Rimarrai a conoscerci? Qual è la tua risposta affermativa?

Franco Bruno Vitolo

P.S.: Le foto del servizio sono a cura di Angelo Tortorella

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